10 marzo 2011

PHOTONIC ART Nascita di un Movimento

PHOTONIC ART - nascita di un movimento - Milano 29 Settembre 2010
Da: "IL SOGNO COSTANTE" di Giuseppe Mestrangelo


...Verso i sedici anni, mentre mi perdevo per le piazze italiane di De Chirico, con la stessa visione metafisica e un po' melanconica, immaginavo un luogo dove gli esseri umani, intaccati dal " sogno costante " , potevano esternare la propria esperienza fantastica, espressa in tutte le forme d'arte, un luogo dove i pensieri diventavano reali toccabili visibili, una sorta di torre d'avorio aperta a qualunque visitatore che avesse voluto entrare in una dimensione estranea ai " mondi in superficie "...

...non volevo imitare una fiera dell'arte o una sorta di biennale veneziana, nel mio "sogno costante" il luogo era permanente, disincantato, senza fini di alcun genere, aperto a tutti quegli artisti privi di senso pratico del proporsi al mercante al gallerista o all' impresario.

Immaginavo un luogo "sacro" dove si incontrassero uomini puri...né furbi né opportunisti...diseredati dal fato dal ceto o da chissà quale trappola dell'esistenza umana...ovviamente pensavo a me stesso, riflettendomi in altri miei coetanei che iniziavano a loro volta la tortuosa strada del " sogno costante ", chi con la musica chi con il teatro... io con il disegno, la pittura e tutto ciò che riempiva i vuoti adolescenziali... erano gli anni delle arti post-cinetiche dei retaggi Futuristi e delle "psichedelie pindariche", facili e accattivanti sirene per giovani artisti di quel tempo...

...in parallelo, un po' per caso e un po' per "difetto", iniziai a manipolare la luce artificiale, applicandola poi negli anni all'illuminazione di opere d'arte... e lì la storia cambiò.

Quando si dice il fato o chissà quale trappola dell'esistenza umana...

Professionalmente ho studiato la fisica della luce per illuminare l'arte, ma non ho mai smesso di comporre artisticamente...ovviamente la mia materia tecnica e compositiva è stata ed è tuttora inevitabilmente la luce, o meglio, i fotoni.

Lungo il percorso della mia professione ho progettato l'illuminazione più adeguata all'oggetto d'arte, da Raffaello a Keith Haring, i miei fotoni artificiali hanno dialogato con l'opera, cercando sempre una simbiosi tra luce dipinta e luce fotonica, tra luce oggettiva visibile e luce interiore, spesso nascosta, custodita o negata alla visione...

Ho indagato sulla luce del Piranesi, di Vermeer, di Seurat e di tutti quegli artisti " illuminati " facendomi sempre la stessa domanda... ...oltre il valore compositivo estetico e rappresentativo dell'opera, cos'era per loro la luce?...

...penso quasi sempre, non solo l'identificazione della forma col chiaroscuro, ma anche una luce emotiva o un buio interiore, personale, psicologico, variante e variabile...
...ad esempio cosa non ci mostra Michelangelo Merisi nel buio? cosa cela quella tenebra circostante la luce intensa di una figura?... cosa non può dire o non vuole dire?...pertanto, senza nulla togliere alla particolare tecnica pittorica dove il chiaro domina sull'oscuro, metterei sullo stesso piano di interesse la concettualità intrinseca sia del buio che della luce di Caravaggio...

Penso che gli artisti contemporanei che compongono l'opera fotonica debbano, con il loro lavoro, un tributo a tutti quegli artisti che con le così dette materie classiche hanno raccontato egregiamente ogni emozione o disagio umano, esprimendolo con il buio la luce e tutte le sue varianti luminose.

L'artista fotonico contemporaneo non può concedersi banalità estetiche o estetismi di tendenza...non fosse altro per rispetto di chi nella storia dell'arte, con " semplici scalpelli pennelli e tavolozza " ha dipinto e scolpito la luce, visualizzando passioni e drammi oltre il limite concessogli dalla tecnica disponibile,... producendo capolavori.

L'artista fotonico oggi possiede molti e nuovi mezzi tecnologici per comporre un'opera d'arte fotonica che rappresenti e concettualizzi la luce visibile e invisibile e quelle percezioni sensoriali ed emotive che stanno fuori e dentro le cose, e in ogni essere umano.

Le illuminotecniche contemporanee sono molto sofisticate, pertanto si potrebbe dire che l'artista possiede una vera e propria " tavolozza fotonica " con la quale può " dipingere " con più veridicità quel mistero che è la luce interiore per cui molti artisti nella storia dell'arte si sono tormentati nella composizione.

Carbone matita acquerello olio legno marmo vetro...
...ed ecco i fotoni "artificiali" non proprio contemporanei, mai contemplati tra le materie pure solide plasmabili scrivibili e descrittive...
Dai neon spaziali di Lucio Fontana a quelli cromatici di Dan Flavin, dai neon "Merziani" alle più recenti installazioni di Eliasson...troppo poco è stato fatto, troppo poco è stato detto.
Per quanto si parli di luce applicata, o ancor meglio masticata nell'arte, poco sappiamo e diciamo quale forza e capacità dirompente producano queste "frequenze fotoniche" quando le applichiamo al concetto compositivo in arte.

Comporre un'opera d'arte con le materie definite classiche, quali l'olio, il marmo, la carta, eccetera , presuppone la conoscenza meticolosa o accademica delle stesse... quando la materia è la cosiddetta Luce, il fattore compositivo dell'opera cambia (se non si vuole costruire una lampada)... tutto diventa, o meglio dovrebbe divenire, concetto luminoso, perché la luce con il suo peso, la sua fotometria, il suo colore, è come una tavolozza e per di più è di per sè concetto....


PHOTONIC ART vuole essere la chiave di volta di un'arte antica che riguarda tutti quegli artisti che sia nel passato che nel presente, hanno composto la luce interiore ed esteriore ad ogni cosa che riguardi le dinamiche umane.


G.M.